Quell’Ufo atterrato nella Sardegna selvaggia e abbandonato. E’ ora di salvarlo
Mezzo secolo fa sottolineò una grande storia d’amore e una sfida culturale in rapporto al paesaggio. Poi solo degrado
Chi crede negli Ufo dovrebbe fare di tutto per salvarne uno. Si trova dai primi anni Settanta nel cuore della Costa Paradiso, in totale stato di degrado e abbandono dopo aver lasciato il mondo a bocca aperta alla sua prima apparizione. E difficilmente accessibile.
E’ lì da 50 anni
Uso il termine Ufo perché è davvero qualcosa di diverso, di altro, di “oltre” quel che riposa fra crepe, dotazioni interne consumate dal sole e dal vento, nella polvere che rischia di coprire un’invenzione geniale come la Binishell. Non propriamente un oggetto volante non identificato, va detto per rispetto dei ricercatori in questo campo. Ma un volo della fantasia e della tecnologia fra i più spettacolari, lo è certamente. Questo “Ufo” battezzato col nome La Cupola si trova fra i graniti e la macchia mediterranea della Costa Paradiso, quella parte di Sardegna che comprende Vignola, Castelsardo, Isola Rossa, Aggius, fino a Santa Teresa di Gallura. Atterrato lì nel 1971 dopo anni di progettazione, per volere del regista Michelangelo Antonioni, come nido d’amore per lui e la sua musa e compagna Monica Vitti. Antonioni aveva scoperto l’isola girando la celebre sequenza del sogno paradisiaco a colori di Deserto Rosso, film che chiude la sua tetralogia dell’incomunicabilità.
Gli “alieni” se ne sono andati
Il regista affidò la progettazione finale della Cupola all’architetto Dante Bini, consigliatogli dalla Vitti dopo un incontro a Cortina d’Ampezzo. Bini utilizzò una tecnica rivoluzionaria, quella che permetteva di soffiare aria attraverso il calcestruzzo e far nascere una struttura abitabile stabile, un po’ come si gonfia un pallone o un tendone. Il materiale ancora fluido si sollevò da terra, diventando quella sfera avveniristica che avrebbe costituito un modello di casa stupefacente e futuribile.
Cinque stanze e quattro bagni al suo interno, un grande divano stilizzato che si avvicina alla panca sinusoidale del Parc Guell di Gaudì per forma, una splendida scala di gradini irregolari di granito come sospesi nell’aria, a collegare gli ambienti. E poi arredi semplici, ora frutto del design italiano anni Sessanta, ora sorprendenti per semplicità “campagnola”. Il nido d’amore di Antonioni e Vitti nacque fragile, segnato dall’incostanza fra loro e dalla fine della relazione. Gli “alieni” che abitavano La Cupola se ne sono andati non molto tempo dopo. Lasciando vuota quella conchiglia sensoriale.
L’ultima possibilità di salvezza
Fra le oltre 1500 Binishells di cui è disseminato il mondo, La Cupola, questo “Ufo” architettonico, tecnologico e concettuale stretto nell’abbraccio della natura sarda che non può impedirne un degrado allarmante, resta forse l’esempio più celebrato. Una grande conchiglia fatta di vento, profumi e vecchiume, una base aliena (per concezione, pensiero, per le menti che là si sono incontrate su invito di Antonioni e Vitti) dimenticata da quasi tutti. Non dal Fai, il Fondo Ambiente Italia che l’ha candidata fra i Luoghi del cuore da salvare, con tanto di petizione e raccolta di fondi per impedirne la distruzione (le foto nell’articolo provengono dal sito del Fai). Non è l’unica fra le campagne di sensibilizzazione sul tema. Segnalo anche quella di De Rebus Sardois, che ha avviato una petizione su Change.org per salvare La Cupola dai vandali e dall’azione degli elementi naturali. Se amiamo i luoghi e le persone unici, non si può più aspettare. Se amiamo gli “Ufo”, andiamo a salvare questo.
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